INTERFERENTI ENDOCRINI
(a cura di Gianpiero Cassina)
Col termine di interferenti endocrini (IE) si indica una vasta categoria di sostanze o miscele potenzialmente in grado di alterare la funzione del sistema endocrino.
Trattasi perlopiù di inquinanti ambientali che agiscono distorcendo il normale equilibrio ormonale accendendo, spegnendo oppure modificando i segnali inviati dagli ormoni così da causare effetti avversi sulla salute in un organismo o nella sua progenie o in un sottogruppo di popolazione, con possibili effetti diversi in relazione al sesso1,2.
Gli IE possono anche essere raggruppati in base alla loro origine in: ormoni naturali e artificiali (ad es. fitoestrogeni, pillole contraccettive e farmaci per la tiroide); farmaci con effetti collaterali ormonali (ad es. naprossene, metoprololo e clofibrato); prodotti chimici industriali e domestici (ad es. ftalati, detergenti alchilfenoletossilati, ritardanti di fiamma, plastificanti, solventi,1,4-diclorobenzene e policlorobifenoli (PCB); prodotti collaterali di processi industriali e domestici (ad esempio, idrocarburi policiclici aromatici (IPA), diossine, pentaclorobenzene)3.
La popolazione è esposta a più IE con effetto miscela.
Gli interferenti endocrini possono agire attraverso diversi meccanismi:
• mimare l’attività biologica dell’ormone presente in natura: in tal caso il legame di questa sostanza al recettore presente sulla cellula può indurre la risposta cellulare in tempi sbagliati o in quantità eccessiva (effetto agonistico);
• legarsi al recettore cellulare ma senza attivarlo, impedendo il legame fisiologico tra questo e l'ormone (effetto antagonistico);
• legarsi alle proteine di trasporto presenti nel circolo sanguigno, rendendole inaccessibili all'ormone con conseguente aumento dei livelli circolanti;
• interferire con i processi metabolici, modificando il tasso di sintesi e/o quello di degradazione fisiologica degli ormoni.
Gli IE agiscono a livello degli assi ipotalamo-ipofisi-tiroide, ipotalamo-ipofisi-surrene ed ipotalamo-ipofisi gonadi con effetti sull’apparato riproduttivo, tiroide, sistema cardiovascolare, neurologico e metabolico oltre che sul microbioma.
L’effetto si rileva non solo sugli organismi direttamente esposti ad essi, ma anche sulla prole, con alterazioni anche di natura epigenetica per cui impattano maggiormente sulla salute degli individui in fase di sviluppo come feti, neonati e nei bambini.
Alcuni aspetti tipici caratterizzano gli interferenti endocrini: provocano effetti anche a dosi più basse di quelle che causano tossicità generale; provocano effetti anche in periodi della vita diversi da quelli in cui è avvenuta l’esposizione, come ad esempio nel periodo puberale.
Nei modelli animali gli IE producono effetti:
• sulla struttura e funzione degli organi dell’apparato riproduttivo femminile, quali sviluppo puberale, irregolarità del ciclo, ridotta fertilità, infertilità, sindrome dell'ovaio policistico, endometriosi, nascita prematura, cancro al seno
• sulla struttura e funzione degli organi dell’apparato riproduttivo maschile, quali ipospadia, criptorchidismo, scarsa qualità del seme, cancro alla prostata
• sulla omeostasi tiroidea
• sul sistema immunitario
• sul sistema neuro endocrino, neurosviluppo e comportamento
• sul metabolismo
• sul controllo energetico
• sul microbiota intestinale
Sull’uomo sono stati eseguiti studi epidemiologici di coorte prospettici e retrospettivi, come pure numerose meta-analisi5-13 con risultati non ancora conclusivi, anche se, almeno per quanto riguarda l’interferenza sul metabolismo (obesità e diabete) e sull’apparato riproduttivo nelle esposizioni prenatali e nei primi anni di vita, sembrano più consistenti. I risultati di una recente metanalisi suggeriscono che il ruolo dei singoli interferenti endocrini sia probabilmente minore di quanto supposto, mentre l’effetto «cocktail» derivante dall’esposizione di più agenti sia più verosimilmente causa di alterazioni significative1.
Gli IE sono un problema globale e onnipresente. Sebbene ad oggi abbiamo più informazioni sui meccanismi d'azione e conosciamo l'importanza delle finestre critiche di esposizione, valutarne l'impatto sull’uomo è ancora difficile perché gli effetti avversi si sviluppano in modo latente e si verificano in età avanzata. Le informazioni scientifiche inducono comunque ad un atteggiamento estremamente cautelativo14.
Queste sostanze sono inquinanti degli alimenti, dei cosmetici e dei dentifrici (micro-nanoplastiche), del suolo, delle acque e dell’aria. Le vie di esposizione sono quindi molteplici: in primis con l’alimentazione ma anche per via inalatoria e attraverso la pelle.
Un contributo particolarmente importante è costituito dai plastificanti delle plastiche (in particolare gli ftalati) che in forma di micro e nano plastiche sono presenti in milioni di particelle in tutti i tessuti e gli organi di un soggetto adulto compresi placenta e cervello.
Per proteggersi alcuni consigli: evitare arredi in PVC morbido. Non riutilizzare mai i recipienti in plastica. Non conservare gli alimenti nelle pellicole plastiche, Ridurre il consumo degli alimenti affumicati a caldo e superprocessati. Non utilizzare padelle antiaderenti con il rivestimento deteriorato. Utilizzare cappe aspiranti e ventilare le cucine durante la cottura dei cibi. Evitare o limitare l’utilizzo di capi di abbigliamento in fibre plastiche e/o trattati con idrorepellenti e antimacchia. Eliminare le parti bruciate negli alimenti. Limitare ogni forma di combustione negli ambienti chiusi1,15.
Gli interferenti endocrini sono soggetti al regolamento (CE) 1907/2006 che norma l’utilizzo delle sostanze chimiche sulla base dei rischi potenziali. La Commissione europea ha adottato la Comunicazione 350/2016 contenente i criteri per l’identificazione degli interferenti endocrini.
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Bibliografia
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