CONFINI PLANETARI: INVESTIRE SULLA NATURA PER IL BENESSERE DELL'UOMO
a cura di Antonio Bonaldi 
È sempre più chiaro che uomo e natura sono parte integrante del “sistema terra”, un immenso ecosistema naturale che si autorganizza e autoregola attraverso una fitta rete di processi chimici, fisici e biologici. Da oltre 10.000 anni (il periodo che va sotto il nome di Olocene) tale sistema si è mantenuto relativamente stabile, garantendo uno “spazio operativo sicuro per l’umanità” (1).
Oggi, però, le attività umane, a causa di un uso insostenibile delle risorse naturali, stanno alterando questo delicato equilibrio ad una velocità allarmante, con conseguenze che in un futuro non lontano potrebbero risultare disastrose per la vita dell’uomo sulla terra. 
Al riguardo, nel 2009, un gruppo internazionale di scienziati (tra cui diversi premi Nobel), guidati dal ricercatore svedese Johan Rockström hanno individuato i nove processi biofisici chiave che regolano il “sistema terra”, stabilendo i limiti (planetary boundaries) entro i quali tali processi (di seguito riportati) possono variare senza comprometterne l’equilibrio (1).
1. Cambiamenti climatici 
2. Integrità della biosfera (perdita di biodiversità)
3. Uso del suolo (deforestazioni, agricoltura, urbanizzazione)
4. Utilizzo dell’acqua dolce
5. Modificazione dei flussi biogeochimici (cicli dell’azoto e del fosforo)
6. Acidificazione degli oceani
7. Carico di aerosol atmosferico (inquinamento atmosferico)
8. Deplezione dell’ozono stratosferico
9. Introduzione di nuove entità (sostanze chimiche, plastica, pesticidi, PFAS, …)
Si tratta di un approccio molto interessante perché ci aiuta a cogliere le profonde interazioni che legano l’uomo con l’ambiente fisico e biologico in cui è immerso e ci svela la natura multidimensionale del progressivo degrado ambientale a cui stiamo assistendo inerti.
A questo proposito, il secondo Rapporto sullo stato di salute del nostro Pianeta, pubblicato in questi giorni dal Potsdam Institute for Climate Impact Research, ci avverte che, ad oggi, sette di questi confini (quelli contrassegnati con i numeri 1, 2, 3, 4, 5, 6 e 9) hanno già superato il livello di sicurezza e tendono ad un progressivo peggioramento(2).
Per quanto tempo gli ecosistemi naturali potranno tollerare questa situazione non lo sappiamo, ma una cosa è certa: il pericolo è grande e bisogna agire in fretta perché lo stress ambientale potrebbe deteriorare il “sistema terra” in modo potenzialmente irreversibile e generare effetti sistemici di larga scala sulla salute e la convivenza sociale delle future generazioni.
Cosa si può fare per rispettare i confini planetari? 
La gestione dei rischi associati al superamento dei confini planetari richiede un lavoro interdisciplinare sugli ecosistemi naturali che trascende i tradizionali confini della prevenzione e della sanità pubblica. Esso implica l’adozione di politiche ambientali di mitigazione basate su un approccio sistemico, come per esempio i 17 Obiettivi per lo sviluppo sostenibile dell’ONU(3) o il Green Deal europeo(4).
Comunque, ognuno di noi, sia nella vita quotidiana che in ambito professionale, può contribuire a mitigare il degrado degli ecosistemi adottando comportamenti compatibili con il rispetto dell’ambiente, quali per esempio: ridurre l’impiego di combustibili fossili, limitare il consumo di carne e lo spreco di cibo, proteggere gli habitat naturali, ridurre l’uso di fertilizzanti chimici, sostenere l’agricoltura biologica, ridurre l’uso di plastica e di materiale monouso, limitare l’inquinamento marino e terrestre con prodotti chimici (plastica, PFAS, pesticidi ecc.), promuovere il riciclo, ridurre gli sprechi idrici, utilizzare meno l’auto e favorire la mobilità dolce.
Insomma, quello che ci danneggia e ciò che dobbiamo fare per affrontare il problema lo sappiamo. Passare all’azione è però tutt’altra faccenda. Nonostante gli scienziati siano d’accordo nel ritenere che il futuro dell’umanità dipenderà dalla capacità di affrontare questo tipo di emergenza, poche persone sembrano disposte a modificare i propri stili di vita e a rinunciare al modello culturale prevalente, basato su consumi e crescita senza limiti.
In genere, le persone, comprese quelle che hanno la responsabilità di decidere per l’intera comunità, sono poco inclini a prendere in considerazione i problemi che riguardano il futuro. C’è sempre qualche nuova priorità verso cui indirizzare le risorse. Interessi personali e situazioni contingenti prevalgono sul controllo dei rischi futuri (ancorché gravi) e intanto, il tempo passa e i problemi si ingigantiscano. 
In pratica ci comportiamo come quella rana che messa in una pentola d’acqua tiepida riscaldata a fuoco lento non si preoccupa della temperatura che sale e si adatta gradualmente al calore fino a quando l’acqua diventa bollente: ma ormai è troppo tardi!
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1. Rockström J et al: A safe operating space for humanity. Nature 461, 472–475 (2009).
2. Planetary Health Check: A Scientific Assessment of the State of the Planet. Postdam Institute for Climate Impact Research 2025.
3. United Nations -Department of Economic and Social Affairs, Sustainable Development https://sdgs.un.org/goals
4. Commissione Europea, Il Green Deal Europeo.
 
			